Alberto Alhadeff & Rodolfo Ballestra & Ginevra C. Mancini – MALENA

Questo progetto nasce dal maturato incontro di una studentessa laureanda presso l’accademia di belle arti di Brera, di un ex studente, e di un amico architetto. La volontà del team è stata quella di valorizzare questo incontro interdisciplinare col fine di trasportarlo concretamente nel progetto stesso.

Il nostro progetto fonda le sue radici nella volontà di stabilire un dialogo vivo, contemporaneo con la civiltà etrusca, la sua architettura e arte.

Il nome stesso voleva essere manifesto di questa volontà, la parola Malena in lingua etrusca significa specchio. Specchio tramite la cui distorsione il passato torna a noi, l’immagine dell’antica dimora etrusca viene riflessa e restituitaci in chiave moderna e contemporanea.

la casa etrusca aveva forma circolare o ellittica, un solo piano con pareti in argilla e graticcio di canne e copertura in strame con tetto a spiovente sostenuto da pali di legno. Tale aspetto si è mantenuto nella forma delle capanne in uso ancora pochi decenni fa in certe zone rurali della Toscana. L’interno era costituito da un solo ambiente con un’apertura di ingresso e sfiatatoi per il fumo.

Noi proponiamo una casa in perpetua trasformazione, regolata dalla natura, che si relaziona non solo con il paesaggio che la circonda, il quale prende, grazie a lei, un nuovo valore che lo fa muovere e stravolgere lo eleva dà natura a opera, non rappresentata ma rispecchiata.

Si tratta di una tela, contemporanea nel senso più stretto e letterario del termine, è un quadro che mai invecchia ed è animato da un meccanismo insito e proprio che lo rigenera ogni istante. È realizzato sul momento al momento nel momento.

Nelle forme rivisitate in chiave moderna i riferimenti al mondo etrusco simbolico formali sono base dell’abitazione. Riscontrabili nelle slanciate forme triangolari modulari della facciata principale, già legati a un mondo simbolico in quanto solido platonico e di fondamentale importanza simbolica anche per la cultura etrusca in cui sono collegati a un concetto di rinascita, mutamento.

Queste geometre triangolari si trovavano, sotto forma di finestre, nelle tombe e luoghi sacri etruschi come unica fonte di luce, si ripresentano nella nostra struttura svettanti e minimali. L’imponente parete in vetro specchiante si staglia verticale e che come la tela di un pittore riflette tutto ciò, che ha difronte a sé, è il campo dove questo modulo geometrico trova la sua espressione e instaura un gioco spaziale di corrispondenza fra l’esterno, ove le finestre replicano l’antica funzione di fonte luminosa, e l’interno della struttura, in cui fungo da elementi costitutivi e creatori della divisione interna. Gli spazi sono studiati per essere personalizzabili a piacere dall’abitante tramite un sistema di pannelli scorrevoli triangolari riprendendo l’antica struttura abitativa etrusca che prevedeva uno spazio unico interno.

Il tema della luce usato come filo di giunzione tra il nostro mondo e quello etrusco ritorna anche all’interno della abitazione sotto forma di una rivisitazione della colonna centrale che fungeva per quelle civiltà come elemento portante dell’architettura che nel nostro progetto muta, da materia dura muta in luce e diviene il lucernario circolare posto nella prima metà della pianta, ove la luce verrà resa fisicamente presente da un gioco di specchi che ne percorrono il perimetro interno intensificandola e concentrandola fino a renderla visivamente presente.

Questa luce andrà a interfacciarsi con un motivo decorativo sul pavimento in titanio.

Due linee verticali percorrono il corridoio e una delle due entra nel bagno, altre orizzontali scandiscono lo spazio in corrispondenza delle aperture mentre un ultimo linea curva il cui inizio è posto in diretta corrispondenza del lucernario, accompagna il naturale movimento che la colonna di luce compirà da partire da mezzogiorno fino a sera tracciandone il sentiero, un punto di collegamento fra terra e cielo.

Abbiamo voluto in ultimo recuperare e rendere omaggio al tradizionale il rito che precedeva la fondazione delle città etrusche.

Tal rito prevedeva che nel luogo prescelto venisse scavata una fossa, fin far affiorare la nuda roccia e in questa vi si ponessero, vari prodotti agricoli, augurio di futura fertilità e terra proveniente dalla patria del fondatore, su di essa veniva innalzato un altare, su cui a simbolo delle nuove case che sarebbero sorte veniva acceso un fuoco. Il fondatore si metteva alla guida di un aratro trainato da una giovenca bianca e da una nera e tracciava un solco quadrato, sacro, nel quale venivano gettate le fondamenta delle mura.

E’ stata nostra volontà replicare questo solco sacro, che nella nostra architettura si trova a fungere da cornice dell’opera uno spazio sottile e rialzato, bianco in collegamento con l’elemento luminoso proprio della casa, che la delimita e contiene in uno spazio altro.

Si è puntato a mantenere un legame con questi popoli anche da un punto di vista dei materiali pur cercando di scegliere materiali reperibili in loco e che potessero coniugarli con la volontà di criteri ecosostenibili. In particolare si prevede l’utilizzo del cemento pozzolanico per la cornice esterna, pietra tipica di quei luoghi ricca di storia utilizzata sia in epoca etrusca che romana e della vernice air lite, materiale all’avanguardia nel campo del benessere abitativo, si tratta di una vernice efficace nella eliminazione dei batteri, nella riduzione di inquinanti come NOx, SOx, NH3, CO, 100mq riduce l’inquinamento atmosferico con la stessa efficacia di un bosco di 100mq.

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